CENTRO DOCUMENTAZIONE ATTI ESTETICI

a Velocità Stazionaria Verso il Nulla

Infra le magnitudine delle cose che sono infra noi
l'essere del nulla tiene principato.

Leonardo Da Vinci

Nulla nostro, che sei nel nulla, sia santificato il tuo nulla,
venga il tuo nulla, sia fatto il tuo nulla, dovunque nel nulla.
Dacci oggi il nostro nulla quotidiano e rimetti a noi i nostri nulla,
come noi li rimettiamo agli altri nulla.
E non ci indurre nel nulla, ma liberaci dal nulla.
Ernest Hemingway - I quarantanove racconti

altre citazioni...


Il Nulla è nostro, comunque
di Francesco Sicilia

Nel regno immaginario di Fantàsia, descritto da Michael Ende nel romanzo “La storia infinita”, il Nulla (das Nichts) è il "non luogo" per eccellenza. Un luogo che è quasi un personaggio: entità fluida in espansione e movimento, avanza inesorabile ed inghiotte porzioni sempre maggiori del regno. Chi si avvicina ai suoi confini sente la spinta irrefrenabile a buttarvisi dentro e solo con un grande sforzo di volontà ci si può allontanare; molti esseri viventi vi si precipitano dentro volontariamente, spinti dalla propria mancanza di speranza.
Mork, l'inviato di coloro che hanno deciso di distruggere Fantàsia tramite il Nulla, spiega la sua natura: "Fantàsia muore perché la gente ha rinunciato a sperare, e dimentica i propri sogni, così Il Nulla dilaga, poiché esso è la disperazione che ci circonda. Io ho fatto in modo di aiutarlo, poiché è più facile comandare chi non crede in niente" (così nel film).
Il Nulla è effetto (e concausa) della passività: quando si guarda al suo interno si prova una terribile sensazione di svuotamento e di attrazione verso di esso. Gli abitanti di Fantàsia che entrano nel Nulla passano nel mondo degli Uomini, ma solo sottoforma di menzogne.
Per fermare l'avanzata del Nulla, l'Infanta Imperatrice incarica Atreiu di trovare colui che salverà il regno.
(da “Wikipedia”)

Ci riguarda, il Nulla? Ci appartiene? Come avvicinarlo, in qualche modo, se è avvicinabile? Ora mi viene da pensare alle semplificazioni ad oltranza, spesso frutto di una (sana?) reazione ad un’iper-stimolazione (altrettanto) ad oltranza. Un ritrarsi che fa pensare ad un desiderio di assenza, in un certo senso. Sottrarre e sottrarre ancora per raggiungere, infine… il vuoto? No, è qualcosa che va ancora oltre, il nulla. E’ il concetto stesso dell’assenza, ed è qualcosa che ci sfugge. Non siamo mentalmente strutturati per concepire il Nulla, eppure riusciamo comunque a percepirlo, in qualche modo, in qualche occasione.
“VSVN – a Velocità Stazionaria Verso il Nulla”, singolare progetto dell’altrettanto singolare Phil Sogud, ci rammenta – in tutte le sue sfaccettature – questa tendenza, questa direzione intrapresa: la sottrazione e il suo valore, opposto ad un arricchimento a oltranza che sembra essere da sempre comandamento-guida dei più. Ad assecondarla, questa “velocità stazionaria”, forse ci ricorderemmo della necessità di rivolgerci all’essenziale.
Persino oltre il Nulla, forse, se un “oltre il Nulla” è previsto e prevedibile.



L'arte sopravvive all'artista.
di Francesco Sicilia

Incontro Phil Sogud in un bar del centro, mentre la giornata cala lentamente verso la sera. Fuori si accendono le prime luci artificiali. Quando entro nel locale Phil è già seduto in disparte, sul tavolo un paio di birre. Ordino qualcosa anch'io e mi siedo, cominciamo a chiacchierare tranquillamente come se ci conoscessimo già. Forse è vero, in fondo.

Di cosa ti occupi, prevalentemente, nel campo artistico?

“Di arte digitale, di tutte le potenzialità offerte dai nuovi mezzi di comunicazione, con particolare riferimento alla rete web. Quasi sempre la fruizione di questi mezzi è passiva e di conseguenza spesso deleteria: l'arte può farci rendere conto che è possibile l'interattività e quindi un approccio critico finalmente costruttivo in entrambe le direzioni.”

Come definiresti il tuo approccio all'opera?

“Basato sulle contaminazioni, sulla sperimentazione. Rifuggo la concezione di un'arte “pura”, un tale termine è sinonimo quasi sempre di impoverimento. Se dovessi portare un paragone in campo sociale, mi viene alla mente la povertà interiore di chi fatica ancora ad accettare la presenza del “diverso”, dello “straniero”.

Puoi parlarci di qualche tua iniziativa?

“Sul web c'è, tra gli altri, il sito del Centro Documentazione Atti Estetici, www.vsvn.it . Attraverso esso si accede ad una serie di iniziative, e mi piace ricordare in particolare ST1 (stone), le Pietre Nomadi di Peter Milestone. In genere ad una pietra associamo staticità, peso, ma un intervento dinamico da parte di più persone può ribaltare il tutto. Ecco che una serie di pietre opportunamente trattate partono da Salerno e si spostano in più luoghi del pianeta, affidate alla volontà di viaggiatori che grazie al viaggio rompono la propria staticità, e sul sito è possibile registrare e quindi condividere il loro percorso. La pietra diventa tutt'altro che muto testimone ma mezzo per nuovi contatti, nuove conoscenze. Nel 1995 avevo già sviluppato questa idea in un progetto simile, ma in quel caso l'idea del "nomadismo lapideo" era sviluppato in uno spazio ristretto, chiuso. Stavolta i confini sono stati abbattuti e la forza del progetto si allarga in tutte le direzioni possibili, per ogni pietra che non smetterà di viaggiare. Ogni pietra, se ci pensi, è infatti anche un invito ad andare oltre l'egoismo. Non va posseduta, va liberata, altrimenti non può né arricchirsi né arricchire.”

Contaminazione, assenza di egoismo, sperimentazione a più livelli: il tuo modo di intendere e vivere l'arte è sicuramente originale, in un certo senso anomalo...

“Direi che invece l'anomalia è ad esempio nell'abitudine di considerare prima l'artista e poi l'opera, oppure in certe manie di protagonismo che credo nascondino l'incapacità di affidare davvero all'opera il messaggio che si vuole trasmettere. Jodorowsky ha scritto che la personalità individuale dell'artista tende a disturbare la purezza del messaggio che richiede in sostanza l'anonimato. E' forse un pò estremo in questa sua affermazione che è anche provocazione, ma sono sostanzialmente d'accordo con lui.”

La breve chiacchierata è terminata. Ci salutiamo dandoci appuntamento per nuove iniziative ed esco nella serata fresca. Mentre cammino, penso ad artisti “silenziosi” che nutrono l'arte oltre i clamori appariscenti ai quali siamo tutti un pò abituati, fino a credere che il grande artista sia necessariamente chi ha un certo successo di visibilità. Artisti come Phil ci ricordano che invece l'arte va decisamente oltre queste apparenze. Fino a sopravvivere all'artista.

 


Phil Sogud


Cantiere VSVN